Cappotto Max Mara Vintage: icona di stile Made in Italy

Se stai cercando un cappotto speciale, che duri una vita, che sia allo stesso tempo elegante, iconico, casual e versatile la risposta è solo una: il cappotto Max Mara!

Lo studio del disegno, i dettagli, i filati e la lavorazione Made in Italy lo rendono unico ed inimitabile, un must have per qualsiasi guardaroba. Max Mara è da sempre leader indiscusso dell’eleganza italiana che contraddistingue il mondo della moda e il suo modello più iconico e celebre nasce nel 1981: il 101801.

101801 il Re dei cappotti vintage Max Mara

Minimal e basic, il cappotto 100801 è uno capi iconici a cui non si può assolutamente rinunciare, specialmente nella sua variante color cammello. Nato all’inizio degli anni ‘80, il cappotto Max Mara doppiopetto è un’opera di fashion design, studiata in ogni porzione e dettaglio, che dopo più di 40 anni sopravvive al passare delle mode acquisisce sempre nuovo fascino grazie alla sua eleganza, entrando così nell’immaginario collettivo come un classico che non si piega ai cambi di stile e moda.

E’ nato grazie alla collaborazione della casa di moda italiana con la stilista francese Anne-Marie Beretta. In lana e cashmere, il cappotto modello 101801 è alto 120 centimetri e pesa 1.5kg. È costituito da 18 pezzi, prodotto in oltre 100 passaggi e fasi di lavorazione, con una serie quasi infinita di controlli di qualità. Nasce dalla ricerca di equilibrio tra tessuto, forma, colore e lavorazione per raggiungere la perfezione.

Altra caratteristica identificativa di questo cappotto è il “puntino”, una geniale intuizione del fondatore di Max Mara, Achille Maramotti. Una cucitura raffinata, una rifinitura all’epoca prerogativa dei cappotto maschili ed esclusiva sartoriale, che il brand ha riprodotto per la prima volta industrialmente, trasformandola nel simbolo del successo del prêt-à–porter italiano.

Questo è un punto fondamentale: in questo modo la moda si fonde con la storia e interpreta la società. Una società all’inizio degli anni ‘80 dove la donna inizia ad appropriarsi di una vita diversa, di nuove professioni e di nuovi ruoli. Il cappotto Max Mara in stile sartoriale rappresenta anche questo passaggio storico ed è forse questa la chiave principale del suo duraturo successo.

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Da Maramotti Confezioni a Max Mara

Nel 1951 a Reggio Emilia Achille Maramotti, laureato in giurisprudenza ma da sempre vicino al mondo tessile grazie alla madre, decide di fondare quella che diventerà la sua casa di moda. Inizia con la produzione di cappotti e tailleur ispirati ai modelli americani.

La sua visione imprenditoriale rivoluzionaria si concretizza con l’introduzione della produzione in serie, un’idea innovativa per l’epoca, che permette di risparmiare tempo e denaro rispetto alla tradizione sartoriale. Questo approccio industriale, ancora pionieristico per l’Italia degli anni ’50, segnò l’inizio di una nuova era nel settore della moda italiana.

Nel 1957 l’azienda si espande e si trasferisce in una nuova sede cambiando il nome in Max Mara: la parola “Max” è un superlativo, “Mara” è un diminutivo del cognome del fondatore.
Achille Maramotti sceglie il cappotto maschile come capo icona per il guardaroba femminile e negli anni ’60, Max Mara istituisce il suo studio creativo per fare ricerca sulle modalità di espressione e di personalizzazione del capospalla. Negli anni ’70 e ‘80, inizia a collaborare con grandi stilisti internazionali, fra gli altri Anne-Marie Beretta, Emmanuelle Khanh, Karl Lagerfeld, e Jean-Charles de Castelbajac.

Altri cappotti Max Mara iconici: Manuela e Teddy Coat

Non solo il 101801, Max Mara vanta fra le sue creazioni anche altri due cappotti celebri: Manuela e Teddy.

Il modello Manuela nasce nel 1998, sempre con la collaborazione di Anne-Marie Beretta. Un wrap coat dal volume ampio e avvolgente che, come tutte le grandi invenzioni, è in realtà molto semplice.
Un cappotto a vestaglia, facile da indossare si allaccia con un movimento spontaneo e con cintura abbinata.

In puro cammello, il Manuela rappresenta l’essenza della filosofia di Max Mara per qualità, ricerca e attenzione. Il pelo del cammello, viene raccolto a mano durante i periodi di muta in modo naturale e, durante la filatura, alcune particolari lavorazioni conferiscono alle fibre la loro tipica lucentezza. Altra caratteristica, già presente anche nel 101801, è la rifinitura con puntino sartoriale.

Il Teddy Bear Coat disegnato nel 2013, invece, si ispira a un capo d’archivio Max Mara degli anni ’80. La sua nascita si deve al direttore creativo Ian Griffiths che un giorno, mentre era alla ricerca di ispirazione nell’archivio della Maison, ha notato un’insolita creazione: “un cappotto maschile a pelo lungo che il fondatore dell’azienda, Achille Maramotti, aveva confezionato per un suo amico negli anni 50”.

Il suo volume esuberante è un omaggio alla sua stravaganza che lo ha fatto divenire immediatamente un must-have. Perfetta combinazione alchemica di glamour e giocosità, grazie alla sua silhouette ha la straordinaria capacità di adattarsi allo streetwear o al red carpet, con un semplice cambio di accessorio. Il suo segreto, oltre che nella sua forma unica e avvolgente, sta e nel suo tessuto pregiato. Un mix di morbidissime fibre di lana e alpaca o cammello su una base di seta che crea un equilibro tra fashion glamour e comodità.

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foto: Vogue, Max Mara sito ufficiale

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